Nuovo blitz dei carabinieri di Aosta contro la ’ndrangheta: tre persone sono finite in carcere, una agli arresti domiciliari; un quinto uomo è in fuga, anche su di lui pende un’ordinanza di arresto.
E’ il bilancio dell’Operazione Hybris («Prevaricazione», in greco) eseguita ieri all’alba dai carabinieri tra la Valle d’Aosta e la Calabria in esecuzione di quanto disposto dal Gip del tribunale di Torino su richiesta dalla Dda, la Direzione distrettuale antimafia del capoluogo piemontese. I reati contestati sono di tentata estorsione, danneggiamento a seguito di incendio, rapina, tentato omicidio e lesioni personali. Per tutti ricorre l’aggravante prevista dal metodo mafioso.
L’operazione è scattata alle 5,30. I carabinieri del Gruppo Aosta hanno arrestato nella loro casa di Saint-Marcel Claudio Taccone, 45 anni, e suo figlio Vincenzo, 20 anni.
In contemporanea, alla stessa ora, i carabinieri di Gioia Tauro hanno arrestato un altro figlio di Claudio Taccone, il ventunenne Ferdinando, rintracciato a San Ferdinando Cinquefrondi, suo paese origine in provincia di Reggio Calabria dove si trovava da qualche tempo.Per tutti e tre si sono aperte le porte del carcere.
Arresti domiciliari invece per Santo Mammoliti, 39 anni, di Aosta. Non divulgato il nome dell’altro destinatario dell’ordinanza di arresti domiciliari: risulta all’estero dove sarebbe scappato «non tanto – spiegano i carabinieri - per evitare le forze dell’ordine quanto perché la sua incolumità sarebbe stata a rischio rimanendo dov’era».
Le indagini, coordinate dalla Dda diTorino e condotte dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Aosta, sono partite dal rogo doloso, nel giugno 2012, di un’auto nel quartiere Dora di Aosta, un tentativo di estorsione per ottenere lavoro in un cantiere accompagnato da una serie di altre aggressioni e danneggiamenti.
Gli inquirenti si sono poi concentrati sull’episodio, risalente alla fine di settembre 2012, in cui due aostani (padre e figlio) hanno subito un’aggressione sfociata in una coltellata alla gola ai danni del genitore. Poi, ancora, un’estorsione a un pregiudicato.Una serie di episodi che, secondo quanto spiegato dai carabinieri di Aosta, «stavano per creare uno scontro diplomatico tra due rilevanti cosche della ’ndrangheta: i Pesce, a cui fanno riferimento i Taccone, e i Facchineri», in un intrico di comunicazioni incrociate che fa dire alle forze dell’ordine: «Esistono questioni che si sviluppano in Valle d’Aosta ma sono gestite a distanza dalla Calabria».
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