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Clik here to view.Operazione antimafia in corso in Toscana e in Calabria da parte dei carabinieri del comando provinciale di Lucca che stanno procedendo, in Toscana e Calabria, all’esecuzione di 13 ordinanze di custodia cautelare emesse dal Gip del Tribunale di Firenze, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia. Gli indagati, nelle province di Lucca, Pistoia, Crotone e Reggio Calabria, sono accusati di far parte di due distinte associazioni per delinquere: una finalizzata ad estorsioni, minacce, incendi e detenzione di armi, l’altra al traffico di stupefacenti.
Nel corso dell’operazione è stato sequestrato un milione e mezzo di euro, fra case, terreni e auto. A capo dei due gruppi, secondo gli inquirenti, sarebbe Giuseppe Lombardo, calabrese che vive a Altopascio, membro di una storica famiglia di ‘ndrangheta, che avrebbe agevolato la cosca Facchineri di Cittanova (Reggio Calabria), con ramificazioni in Lombardia.
Secondo gli inquirenti, Lombardo non solo avrebbe consegnato parte dei proventi dell’attività dell’organizzazione criminale ai parenti liberi dei Facchineri, ma avrebbe usato metodi mafiosi per sfruttare il potere intimidatorio della cosca di alla quale diceva di appartenere. Agli arrestati sono contestati diversi episodi di incendi e danneggiamenti ai danni di imprenditori locali (furgoni, abitazioni, capannoni), ai quali tentavano di estorcere il pizzo, e altri incendi, violenze e minacce a mano armata nei confronti di chi tardava a pagare le partite di stupefacenti acquistate.
Nel corso delle indagini, carabinieri e guardia di finanza hanno individuato tutti i membri della cosca della ‘ndrangheta che aveva messo le radici in Toscana. Come scrive il Gip nell’ordinanza, si trattava di persone “prive di scrupoli e ossequiose alle direttive del capo”.
Nella nota fornita dal Comando provinciale di Lucca, si ricostruiscono i vari personaggi accusati di far parte della cosca. Da Antonio Scavelli, uomo di fiducia e tuttofare di Lombardo che viveva in una casina di legno costruita in un campo di Lombardo e che aveva il compito di informare e vigilare, al fine di informare ‘il capo’ di quanto accadeva ad Altopascio, accusato di vendere la droga per Lombardo. C’era Gianluca Cecere, napoletano, anche lui residente ad Altopascio e ritenuto dagli inquirenti uno spacciatore e che, nel corso delle indagini, si è trasferito a Cirò Marina in provincia di Crotone; e ancora, Salvatore Spataro, cognato di Lombardo, calabrese e residente a Chiesina Uzzanese (Pistoia), che per gli inquirenti aveva il doppio ruolo di spacciatore e corriere della droga dalla Calabria alla Toscana, anche usando auto a noleggio per eludere i controlli della polizia; Salvatore Varsalona, palermitano residente ad Altopascio, già condannato in via definitiva per omicidio, oltre a spacciare avrebbe avuto il compito di ‘riscuotere i crediti’, essendo particolarmente violento; Alessio Mecca, pesciatino residente ad Altopascio, spacciatore con Varsalona della droga portata da Spataro; Fabio Nottoli di Altopascio che, su mandato di Lombardo, è sospettato di aver scagliato una bottiglia incendiaria contro l’abitazione dell’imprenditore altopascese che non pagava il pizzo, ma che, al processo è stato giudicato non colpevole del fatto per mancanza di prove; Giuseppe Violi, residente a Cittanova (Rc), carrozziere, referente calabrese di Spataro, al quale (secondo gli inquirenti) forniva lo stupefacente quando questo andava in Calabria, che nascondeva abilmente all’interno dell’auto. Michele Napoli, residente a Melicuccà (Rc) indicato come un altro corriere di fiducia; Angelica Zottola, moglie di Giuseppe Lombardo e Maria Lombardo, sorella di Giuseppe e moglie di Spataro, entrambe sarebbero state consapevoli delle attività illecite dei mariti e attive all’interno dell’organizzazione; Francesco Benevento, crotonese residente ad Altopascio, accusato di essere uno spacciatore come anche Antonio Barbuto calabrese residente a Pescia e Luca Tomei di Castelfranco di Sotto (Pisa), che, oltre a spacciare, farebbe svolto il ruolo da intermediario tra Lombardo e dei nomadi per l’acquisto di 4 fucili rubati e 50 cartucce, tutte ritrovate e sequestrate dai carabinieri durante le indagini.
L’organizzazione criminale, infatti, controllava il traffico della droga in zona, droga importata dalla Calabria e poi rivenduta sul mercato toscano. Le indagini hanno permesso anche il recupero di numerose armi da fuoco nella disponibilità della banda e di ingenti quantitativi di droga. I particolari dell’operazione verranno resi noti nel corso di una conferenza stampa in programma alle 11 presso il Comando provinciale di Lucca.